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Natale in Ucraina, unità, guerra e spiragli di pace

Il messaggio di Natale di Zelensky unisce dolore, identità nazionale e un cauto spiraglio verso la pace

Natale in Ucraina, unità, guerra e spiragli di pace

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Tra guerra e diplomazia, l’Ucraina celebra il Natale guardando a unità interna e negoziati futuri

Alla vigilia di Natale, l’Ucraina si ritrova ancora immersa nella guerra, ma anche in un momento carico di significato simbolico e politico. Il messaggio del presidente Volodymyr Zelensky agli ucraini intreccia dolore, resistenza e una cauta apertura verso possibili sviluppi diplomatici, mentre sullo sfondo restano i nodi irrisolti del conflitto con la Russia.

Il discorso di Natale, identità e resistenza

Nel suo intervento alla nazione, Zelensky ha ricordato come, nonostante le distruzioni e le perdite, Mosca non sia riuscita a colpire ciò che per gli ucraini è più prezioso. “Nonostante tutte le sofferenze portate dalla Russia, non è in grado di occupare o bombardare ciò che più conta”, ha affermato, indicando nel cuore ucraino, nella fiducia reciproca e nell’unità nazionale il vero baluardo contro l’invasione.

Il desiderio di pace e le parole più dure

Nel passaggio più controverso del discorso, il presidente ha evocato un sentimento diffuso tra la popolazione, senza mai citare direttamente Vladimir Putin. “Oggi condividiamo tutti un sogno”, ha detto, alludendo a un desiderio che molti ucraini tengono dentro di sé. Ma subito dopo ha spostato il piano del messaggio su un livello più alto: “Quando ci rivolgiamo a Dio chiediamo qualcosa di più grande, chiediamo la pace per l’Ucraina”. Una distinzione netta tra rabbia umana e aspirazione collettiva alla fine della guerra.

Preghiere per i soldati, i prigionieri e gli sfollati

Il discorso natalizio ha dato spazio anche a un lungo elenco di pensieri e preghiere. Zelensky ha ricordato chi combatte in prima linea, chi è prigioniero, chi ha perso la vita difendendo il Paese e chi è stato costretto all’occupazione o alla fuga. Un messaggio che ribadisce come, secondo il presidente, “l’Ucraina non perderà mai coloro che non hanno perso l’Ucraina dentro di sé”.

Un Natale occidentale, una scelta simbolica

Questo è il terzo anno in cui l’Ucraina celebra il Natale il 25 dicembre, seguendo il calendario gregoriano occidentale. Una decisione presa due anni fa, abbandonando il calendario giuliano ancora adottato da molte Chiese ortodosse, tra cui quella russa. Una scelta che va oltre l’aspetto religioso e che rafforza il legame simbolico con l’Occidente.

Diplomazia e contatti con gli Stati Uniti

Sul piano politico, Kiev resta in costante contatto con gli Stati Uniti. Zelensky ha ribadito che l’Ucraina “non è mai stata e non sarà mai un ostacolo alla pace” e ha dichiarato di attendere una risposta di Mosca all’ultima versione di una proposta elaborata dopo i colloqui di Miami. Il piano, articolato in 20 punti, prevede tra l’altro elezioni presidenziali il prima possibile dopo la firma di un eventuale accordo di pace.

Territori, Zaporizhzhia e nodo Nato

Restano però forti divergenze su questioni cruciali. Tra queste, la gestione dei territori occupati e della centrale nucleare di Zaporizhzhia. L’ipotesi di una gestione congiunta con Russia e Stati Uniti viene giudicata da Kiev “inappropriata e non del tutto realistica”. Sul fronte Nato, l’ultima versione del piano non impone all’Ucraina di rinunciare formalmente all’adesione, ribadendo che la decisione spetta all’Alleanza e che non verrà modificata la Costituzione.

Zona demilitarizzata e possibili compromessi

Tra gli scenari più delicati c’è l’ipotesi di una zona demilitarizzata nell’est del Paese. Secondo indiscrezioni, Zelensky sarebbe disposto a ritirare le truppe da alcune aree del Donetsk sotto controllo ucraino, trasformandole in un’area economica libera, a condizione che la Russia faccia lo stesso su territori di pari estensione. Un compromesso che, nelle intenzioni di Kiev, eviterebbe la cessione definitiva del Donbass.

Mosca e Washington, segnali di convergenza

Da parte russa, il viceministro degli Esteri Sergei Ryabkov ha parlato di una somiglianza significativa tra le posizioni di Mosca e Washington sul possibile quadro di un accordo. Pur escludendo una firma imminente, ha definito l’attuale fase un passo avanti rispetto al passato, soprattutto se confrontata con il periodo precedente al ritorno dell’amministrazione Trump alla Casa Bianca.


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25 Dicembre 2025
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