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Gaza, ricostruzione o smilitarizzazione prima, lo scontro tra alleati

Stati Uniti e Israele divisi su Gaza, prima la ricostruzione o la smilitarizzazione della Striscia

Gaza, ricostruzione o smilitarizzazione prima, lo scontro tra alleati

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Il piano americano per Gaza apre uno scontro strategico tra alleati su tempi e priorità

Sulla Striscia di Gaza si apre una frattura politica tutt’altro che marginale. Secondo quanto riportato dall’emittente israeliana Kan News, emerge un disaccordo tra Israele e Stati Uniti sulla sequenza delle operazioni future: avviare subito la ricostruzione oppure procedere prima con una completa smilitarizzazione. Una divergenza che tocca nodi strategici, militari e diplomatici di primo piano.

La posizione degli Stati Uniti sulla fase due

L’amministrazione americana sarebbe intenzionata a far partire la Fase 2 del piano del presidente Trump già a metà del prossimo mese. L’obiettivo dichiarato è chiudere il conflitto avviando una transizione rapida verso una nuova fase. Secondo fonti israeliane, Washington spinge per un passaggio simultaneo che preveda sia il disarmo della Striscia sia l’avvio della ricostruzione, evitando tempi morti che potrebbero riaccendere le tensioni.

Israele chiede prima la smilitarizzazione

La linea di Israele è però più rigida. Per il governo israeliano, la priorità resta il disarmo completo di Hamas e la totale smilitarizzazione della Striscia di Gaza. Solo dopo questo passaggio, considerato imprescindibile per la sicurezza, potrebbe iniziare una fase di ricostruzione civile. Una posizione che riflette la convinzione che senza garanzie militari ogni intervento infrastrutturale rischi di essere fragile e temporaneo.

Il ruolo delle Idf sul terreno

Nel frattempo, le Idf hanno già avviato operazioni di bonifica in alcune aree strategiche di Rafah. Questi interventi servirebbero a preparare il terreno per la fase successiva del piano, che include il trasferimento della popolazione in nuovi quartieri in costruzione. L’idea è creare zone residenziali “senza le Idf e senza Hamas”, segnando una netta discontinuità rispetto alla situazione attuale.

Dalle case mobili alle nuove costruzioni

Il piano americano prevede una prima fase emergenziale basata sullo schieramento di case mobili, pensate come soluzione temporanea. In un secondo momento, l’intervento dovrebbe evolvere verso vere e proprie nuove costruzioni, con quartieri stabili destinati alla popolazione sfollata. Una transizione che, però, dipende fortemente dal quadro di sicurezza e dagli accordi politici ancora in fase di definizione.

La forza multinazionale e i nodi aperti

Restano aperti importanti interrogativi sulla costituzione della forza multinazionale chiamata a operare nella Striscia. Tra i punti più delicati c’è il possibile coinvolgimento della Turchia. Secondo una fonte vicina al dossier, anche Italia e Indonesia avrebbero dato disponibilità a inviare contingenti militari. La missione opererebbe con un mandato simile a quello dell’Unifil, puntando a garantire stabilità e monitoraggio in una fase di transizione particolarmente sensibile.

Una partita ancora tutta da giocare

Il confronto tra alleati mette in evidenza quanto il futuro di Gaza resti appeso a equilibri complessi. Ricostruzione e sicurezza appaiono indissolubilmente legate, ma la scelta dell’ordine con cui affrontarle rischia di determinare il successo o il fallimento dell’intero piano. Una decisione che va ben oltre la tecnica e tocca il cuore politico del Medio Oriente.


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27 Dicembre 2025
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