Un portale facilmente raggiungibile sul web ha trasformato le immagini rubate dalle telecamere di sicurezza in un vero e proprio business commerciale, sollevando allarmi sulla protezione dei dati personali e sulla consapevolezza digitale degli utenti.
Un fenomeno inquietante in crescita
Da qualche tempo, accanto ai casi di esposizione forzata delle cosiddette “mogli” su forum e siti web, si affaccia una nuova e più insidiosa minaccia: la commercializzazione di video intimi trafugati direttamente da impianti di videosorveglianza domestici o aziendali. Non si tratta di episodi sporadici, ma di un vero mercato digitale che riguarda alberghi, studi medici, spogliatoi, centri estetici e persino camere da letto.
La scoperta di Yarix
A portare alla luce il portale incriminato è stata la società trevigiana Yarix, centro di competenza in cybersecurity del gruppo Var, che ha sede a Empoli. L’azienda, già collaboratrice della Polizia Postale attraverso un Protocollo d’Intesa attivo dal 2016, ha individuato un sito che raccoglie migliaia di registrazioni audio e video trafugate da oltre 2.000 telecamere nel mondo. L’indagine è partita dopo il caso che ha coinvolto il conduttore televisivo Stefano De Martino, vittima di un accesso abusivo al suo sistema domestico di sorveglianza.
Il business dei dati trafugati
Il portale, operativo almeno da dicembre 2024, offre una modalità accattivante ma illegale: brevi estratti visibili gratuitamente e, a pagamento, la possibilità di acquistare l’accesso completo alle videocamere violate. Le tariffe oscillano da 20 a oltre 500 dollari, in base al numero di visualizzazioni e alla popolarità dei contenuti. Alcuni filmati hanno già superato le 20.000 visualizzazioni. La piattaforma, registrata con dominio alle Isole Tonga (.to), si trova sul cosiddetto clear web, dunque raggiungibile dai motori di ricerca tradizionali, e persino tramite bot di Telegram.
Una falsa giustificazione
Secondo i gestori del sito, l’obiettivo sarebbe “sensibilizzare l’opinione pubblica” sul problema delle vulnerabilità digitali. Un alibi poco convincente se si considera il guadagno economico generato dalla vendita dei contenuti. Come ha sottolineato Diego Marson, capo tecnico di Yarix, le falle non riguardano solo le videocamere di fascia bassa, ma anche impianti costosi, spesso installati senza adeguate precauzioni. Password di default mai modificate, mancata attivazione della doppia autenticazione e firmware non aggiornati sono tra i principali punti deboli.
L’assenza di consapevolezza digitale
Il problema, infatti, non è soltanto tecnologico ma culturale. Molti utenti si improvvisano installatori dei propri sistemi, collocando telecamere persino in luoghi estremamente sensibili come bagni e camere da letto, senza rendersi conto dei rischi. La scarsa attenzione alle misure di sicurezza trasforma così strumenti nati per proteggere in vere trappole per la privacy.
Un’indagine ancora in corso
La Procura distrettuale di Venezia ha aperto un fascicolo per verificare l’origine dei video e stabilire se provengano esclusivamente da vittime inconsapevoli. Non si esclude, infatti, che al materiale autentico vengano affiancate registrazioni realizzate con attori, con l’obiettivo di aumentare il traffico e le sottoscrizioni. Nel frattempo, emergono altre piattaforme simili, segno di un fenomeno destinato a crescere se non si interviene con strumenti di tutela più efficaci.
05 Settembre 2025
© Redazione editoriale PANTA-REI
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