La tregua di 90 giorni tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti sui dazi commerciali si presenta più come un’interruzione temporanea che una vera apertura al dialogo. Durante questo periodo, Bruxelles punta a negoziare un accordo bilanciato, ma non intende toccare i capisaldi della propria legislazione digitale, come sottolineato dalla Presidente della Commissione Europea, Ursula Von Der Leyen. Nessuna apertura su Iva o pacchetti normativi come Dsa e Dma: restano “decisioni sovrane” dell’Ue. Se i colloqui con l’amministrazione di Donald Trump dovessero fallire, l’Europa è pronta a reagire con una misura molto chiara: una tassa sui ricavi pubblicitari digitali che colpirebbe direttamente i colossi tecnologici americani.
La reazione di Emmanuel Macron, tra fermezza e preoccupazione
Il Presidente francese Emmanuel Macron, intervenendo pubblicamente, ha definito questa tregua “fragile”. I dazi americani rimasti in vigore, tra cui quelli del 25% su acciaio, alluminio e automobili e del 10% su altri prodotti, rappresentano una minaccia concreta per le industrie europee, per un valore complessivo di 52 miliardi di euro. Macron ha sottolineato come questa instabilità ricada direttamente su imprese e lavoratori, generando incertezza e preoccupazione su entrambe le sponde dell’Atlantico. La posizione francese è chiara: unità europea e fermezza per difendere gli interessi economici del continente.
Una proposta fiscale che mira al cuore delle Big Tech
Se la diplomazia non porterà a risultati concreti, l’Unione Europea è determinata a far valere la propria posizione con strumenti economici. Tra questi, la proposta di una tassa specifica sui ricavi pubblicitari digitali rappresenta una novità significativa. Il provvedimento si inserisce in un quadro più ampio di riequilibrio fiscale, cercando di colpire i giganti del web che, pur generando enormi profitti sul mercato europeo, versano contributi limitati nei singoli Paesi. Un gesto che va letto anche come segnale politico, in un momento in cui la sovranità economica europea è messa alla prova dalle decisioni unilaterali degli Stati Uniti.
Dombrovskis, una stima chiara degli effetti economici
Secondo il Commissario Ue all’Economia Valdis Dombrovskis, i dazi imposti dall’amministrazione Trump avrebbero un impatto macroeconomico più pesante sugli Stati Uniti che sull’Europa. Parlando all’apertura dell’Ecofin a Varsavia, Dombrovskis ha ribadito la volontà dell’Ue di trovare soluzioni condivise, ma ha anche sottolineato come l’Unione sia pronta ad agire con nuove misure difensive se non vi saranno segnali concreti da Washington. Il messaggio è chiaro: l’Europa è disponibile al dialogo, ma non resterà immobile se le sue aziende verranno penalizzate ulteriormente.
Tra dazi, sovranità digitale e scenari futuri
Nel contesto attuale, l’Ue si trova a dover bilanciare diplomazia e protezione del proprio sistema economico. La questione dei dazi rappresenta solo una parte del problema: dietro questa sfida si cela un tema più ampio, quello della sovranità digitale ed economica. Bruxelles non sembra intenzionata a fare concessioni strutturali, e la tassa sulle Big Tech potrebbe diventare non solo uno strumento fiscale, ma anche un messaggio forte sull’autonomia europea. I prossimi mesi saranno decisivi per capire se si andrà verso una distensione o verso una nuova stagione di scontri commerciali.
L’Europa verso una difesa più assertiva dei propri interessi
La linea comune che emerge dalle dichiarazioni dei leader europei è quella di un’Europa che, pur disponibile al negoziato, è pronta a difendersi con determinazione. La pressione dei dazi e l’incertezza economica stanno mobilitando governi, istituzioni e imprese. Le parole di Macron e Dombrovskis non sono solo dichiarazioni politiche, ma indicano una strategia concreta di risposta. Dall’introduzione di tasse mirate alle contromisure economiche, l’Unione si prepara a giocare una partita complessa, dove sarà essenziale mantenere coesione interna e visione strategica comune.
11 Aprile 2025
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