Sarà ascoltato dai magistrati il gestore italiano di Phica.eu, portale chiuso dopo le numerose denunce arrivate da ogni parte d’Italia. Migliaia di donne hanno scoperto che le proprie foto private erano finite in forum online, esposte a insulti e commenti sessisti. Sebbene i server fossero collocati all’estero, la nazionalità italiana del responsabile potrebbe facilitare l’azione giudiziaria avviata dalla Procura di Roma.
Il ruolo della polizia postale
Nei prossimi giorni è attesa l’informativa della Polizia Postale, impegnata non solo a identificare i responsabili della piattaforma, ma anche gli autori dei commenti che hanno portato decine di donne a sporgere denuncia. Alcune testimonianze aggravano il quadro: a una vittima sarebbe stato chiesto di pagare mille euro al mese per la rimozione delle immagini, mentre altri utenti avrebbero dovuto versare un contributo per cancellare il proprio account. Episodi che spingono a valutare l’ipotesi di reati più gravi, come estorsione e violazione della privacy, accanto al già evidente revenge porn.
La commissione sul femminicidio
In parallelo, entro fine anno dovrebbe concludersi l’inchiesta avviata dalla Commissione parlamentare sul Femminicidio, che il 9 settembre fisserà le audizioni. Saranno ascoltati esperti, forze dell’ordine e vittime, per analizzare come avviene il monitoraggio dei siti e verificare se vi siano già provvedimenti in grado di arginare fenomeni simili.
Il nodo del controllo digitale
Secondo la presidente della commissione Martina Semenzato, la vicenda rivela falle significative nelle regole di controllo dei social e dei portali web. Le piattaforme, spiega, non nascondono ammiccamenti a pornografia e prostituzione e questo richiede una riflessione profonda. Da qui la decisione di convocare ministri come Eugenia Roccella e Matteo Piantedosi, oltre a giuristi, magistrati e associazioni impegnate sul campo.
Leggi da aggiornare
Le norme attuali, come quella sul revenge porn che prevede pene fino a sei anni, non coprono però situazioni nuove, come il fotoritocco abusivo. “Il caso di Maria Stella Gelmini, la cui immagine è stata manipolata accostando il suo volto al corpo di un’altra donna, dimostra la necessità di attualizzare la legislazione”, osserva Semenzato. Non si tratta solo di creare nuove leggi, ma di rendere realmente efficaci quelle già esistenti.
Le voci delle vittime
Infine, la commissione vuole dare spazio diretto alle donne che hanno subito queste violazioni, anche con audizioni pubbliche o riservate, per mettere in evidenza il dramma personale nascosto dietro numeri e statistiche. “Vogliamo ascoltare anche chi ha definito tutto questo una semplice goliardata”, conclude Semenzato, sottolineando la necessità di restituire dignità a chi è stato colpito da queste pratiche online.
01 Settembre 2025
© Redazione editoriale PANTA-REI
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