Viviamo in un’epoca in cui ogni contrattempo sembra una catastrofe e ogni disagio si trasforma in tragedia. Ma cosa succederebbe se provassimo a cambiare prospettiva? Entra in scena la filosofia del "Quindi?", una risposta che non è disinteresse, ma lucidità. Una forma di saggezza che si nutre di buon senso, ironia e un pizzico di filosofia orientale, soprattutto quella buddista, che invita a non aggrapparsi troppo alle cose e a non lasciare che l’ego o l’invidia guidino le nostre azioni.
Tra Oriente e Occidente, una sintesi di equilibrio
C’è un filo rosso che unisce il pensiero orientale al pragmatismo occidentale. Il "Quindi?" si muove su questa linea, accogliendo l’idea che la sofferenza nasce dall’attaccamento, ma senza rinunciare all’iniziativa. Hai un problema? Se si può risolvere, agisci. Se non si può risolvere, accettalo. In entrambi i casi, non serve rovinarsi la vita. Questo non significa essere fatalisti, ma riconoscere i limiti e imparare a viverci dentro, senza trasformarli in prigioni mentali.
Minimalismo emotivo, contro l’ingigantimento del dramma
Spesso ciò che ci fa soffrire non è tanto l’evento in sé, quanto la sua risonanza nella nostra mente. Una rottura sentimentale diventa la fine del mondo, una delusione lavorativa si trasforma in fallimento personale. La filosofia del "Quindi?" invita a fare un passo indietro, respirare, e guardare il tutto da fuori. L’amore è finito? Dispiace, ma non sei finito tu. Il lavoro ti logora? Forse è il momento di cercarne uno che ti faccia stare meglio. Non è menefreghismo, è proporzione.
Un’etica che rifiuta la scorciatoia dell’egoismo
La filosofia del "Quindi? " non è un lasciapassare per il cinismo. Non giustifica l’egoismo, né l’arroganza. Non è un modo per dire “chi se ne frega” degli altri. Al contrario, chiede di rispettare chi ci circonda e di non scaricare le proprie frustrazioni sugli altri. Se per realizzarti devi "fregare" qualcuno, allora forse è meglio riconsiderare la tua idea di successo. Perché, alla fine, anche l’ambizione ha un prezzo, e non deve essere pagato da qualcun altro.
Un antidoto all’ansia da prestazione esistenziale
Una pratica quotidiana più che una teoria astratta
La bellezza del "Quindi?" è che non ha bisogno di libri sacri o guru. Si pratica nella quotidianità quando perdi un treno e decidi di non inveire contro il destino, quando qualcuno ti offende e scegli di non reagire con rabbia. È una filosofia che si vive nel piccolo, nelle scelte di ogni giorno. È imparare a ridimensionare, a lasciare andare, a concentrarsi su ciò che davvero conta. Con ironia, ma anche con profondità.
07 Aprile 2025
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