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Genitori stanchi, figli disorientati

Educare oggi significa dialogare senza giudizio, imparando a conoscere se stessi per comprendere davvero i propri figli

Genitori stanchi, figli disorientati

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Francesca Valla propone un nuovo modo di essere genitori, basato su empatia, ascolto attivo e limiti condivisi

Essere genitori oggi è un compito complesso. Le famiglie italiane si dichiarano sempre più affaticate e incerte di fronte alle sfide dell’educazione. Dire “no” ai figli sembra diventato un esercizio di equilibrio: troppo rigore rischia di spegnere il dialogo, troppa indulgenza di confondere. E così, tra un imperativo e una minaccia velata, si perde la capacità di comunicare davvero.

Il metodo “fare luce”

Da questa osservazione nasce il metodo “fare luce” di Francesca Valla, insegnante, counselor familiare e volto noto della TV, seguita da oltre 140.000 persone sui social. Nel suo nuovo libro “Ogni figlio è un figlio unico. Vuoi che diventi se stesso? Impara a dire no!” (Cairo Editore, in uscita il 10 ottobre), Valla invita mamme e papà a un percorso di consapevolezza: prima di educare i figli, è necessario fare luce su se stessi.

Conoscere se stessi per comprendere i figli

Il metodo si fonda su un principio semplice ma potente: nessun figlio è uguale all’altro, e per capirlo davvero bisogna imparare ad ascoltare senza pregiudizi. “Fare luce dentro di sé”, spiega Valla, significa creare spazio per osservare e comprendere i propri figli, accettando che anche i genitori cambiano nel tempo. Essere madri o padri, infatti, è un cammino che evolve insieme ai figli.

L’importanza dell’ascolto attivo

Nel mondo iperconnesso di oggi, dove il digitale si fonde con la vita reale, i genitori spesso riempiono ogni momento dei figli con attività e impegni, dimenticando il valore del silenzio e del tempo condiviso. Valla suggerisce di reimparare a rallentare: guardare i propri figli negli occhi, ascoltarli davvero, creare uno spazio di dialogo privo di giudizio. “Lo spazio vuoto è il tempo ottimale per dialogare”, sottolinea, ricordando che il vero contatto nasce solo quando si è presenti con mente e cuore.

Il non giudizio come chiave del dialogo

“Non giudicare i figli nel colloquio è impresa difficile”, afferma la pedagogista. Eppure, è l’unica via per costruire fiducia. I ragazzi, spiega, percepiscono immediatamente lo sguardo di chi li giudica e si allontanano cercando comprensione altrove. Un atteggiamento aperto e accogliente, anche davanti alla rabbia o alla delusione, favorisce la connessione emotiva. “Dire ‘capisco che sei arrabbiato’ è un buon inizio per l’ascolto attivo”, suggerisce Valla.

Imparare a dire “no” con consapevolezza

Il “no” resta uno degli strumenti più difficili da gestire. Troppo spesso è un riflesso di frustrazione, un gesto punitivo privo di spiegazioni. Ma i limiti, quando necessari, vanno motivati e condivisi. Per l’autrice, educare non significa imporre, bensì accompagnare. Un “no” detto con calma e spiegato con chiarezza diventa occasione di crescita reciproca.

Genitori e figli, un percorso che si costruisce insieme

Il messaggio di Francesca Valla è semplice e rivoluzionario: educare è un viaggio condiviso. I figli non hanno bisogno di genitori perfetti, ma di adulti autentici, capaci di riconoscere i propri limiti e di comunicare con sincerità. Solo così il “fare luce” diventa un modo per crescere insieme, passo dopo passo, nella complessità e nella bellezza delle relazioni familiari.


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14 Ottobre 2025
© Redazione editoriale PANTA-REI
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