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Alzheimer in Italia, una malattia che ruba i ricordi

In Italia oltre 1,2 milioni di casi di demenza, un problema che coinvolge direttamente 6 milioni di persone tra pazienti e familiari

Alzheimer in Italia, una malattia che ruba i ricordi

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Alzheimer, una delle principali cause di disabilità in Italia, con costi stimati di 23 miliardi l’anno e milioni di famiglie coinvolte

È una malattia che spegne i ricordi e cambia profondamente la vita di chi ne soffre e delle persone accanto. In Italia oggi si stimano circa 1,2 milioni di casi di demenza tra gli over 65, a cui si aggiungono circa 24mila casi di demenza giovanile tra i 35 e i 64 anni. Non solo: quasi 950mila persone convivono con il Mild Cognitive Impairment, una condizione che può anticipare l’esordio della malattia. Se si considerano anche i familiari coinvolti, parliamo di oltre 6 milioni di italiani toccati dal problema, ovvero circa il 10% della popolazione.

La giornata mondiale dell’Alzheimer

Ogni anno, il 21 settembre, il World Alzheimer’s Day accende i riflettori su una delle principali emergenze sanitarie del nostro tempo. In questa occasione, l’Istituto superiore di sanità (Iss) ha diffuso un focus che mette in evidenza non solo i dati epidemiologici, ma anche le attività di ricerca e di sostegno, dalla mappatura dei centri specializzati fino agli studi sulle neuroscienze.

Una malattia complessa e costosa

La demenza è una condizione cronico-degenerativa che si manifesta con deficit cognitivi progressivi, disturbi del linguaggio e perdita dell’autonomia. Oltre al dramma umano, il costo complessivo stimato in Italia supera i 23 miliardi di euro l’anno, con il 63% delle spese a carico diretto delle famiglie. L’Alzheimer rappresenta una parte consistente di questi casi ed è tra le principali cause di disabilità negli anziani.

I dieci campanelli d’allarme

Tra i segnali che possono far sospettare la malattia ci sono: perdita di memoria persistente, difficoltà nel risolvere problemi semplici, smarrimento nei luoghi familiari, confusione su date e stagioni, difficoltà nel linguaggio, perdita di oggetti, giudizio compromesso, ritiro dalle attività sociali, cambiamenti d’umore e personalità. Distinguere questi sintomi dai normali segni dell’invecchiamento è fondamentale per intervenire in tempo.

I fattori di rischio modificabili

Se l’età resta il principale fattore non modificabile, la ricerca ha identificato 14 condizioni che, se gestite, possono ridurre fino al 45% il rischio di sviluppare una demenza. Tra queste vi sono: ipertensione, obesità, fumo, diabete, depressione, isolamento sociale, sedentarietà e consumo eccessivo di alcol. Anche ipoacusia e deficit visivi non trattati hanno un ruolo importante, così come l’esposizione all’inquinamento e i traumi cranici.

Il lavoro dell’Osservatorio demenze

Secondo Nicola Vanacore, responsabile dell’Osservatorio, “l’esperienza delle demenze non si riduce alla malattia, ma include la relazione tra pazienti, caregiver, medici, associazioni e istituzioni”. L’Iss coordina studi, linee guida e progetti di prevenzione e cura, oltre a una mappatura nazionale che conta oggi 511 Centri per i disturbi cognitivi, 1.671 Rsa e 443 centri diurni.

Il messaggio delle istituzioni

La ministra per le Disabilità Alessandra Locatelli, in occasione della Giornata mondiale, ha ricordato l’importanza di “garantire sostegno concreto, servizi adeguati e comunità solidali”, ringraziando il lavoro quotidiano di operatori, volontari e ricercatori che affiancano famiglie e pazienti.


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21 Settembre 2025
© Redazione editoriale PANTA-REI
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