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Yoshua Bengio e l’allarme sull’intelligenza artificiale

Dall’ottimismo del 2022 al timore del 2025, il nuovo allarme di Yoshua Bengio scuote il dibattito sull’intelligenza artificiale

Yoshua Bengio e l’allarme sull’intelligenza artificiale

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Per Bengio l’IA deve essere trattata come bene pubblico globale, altrimenti rischiamo un futuro dominato dalle macchine

Durante un recente intervento a Roma, il professor Yoshua Bengio, considerato uno dei padri dell’intelligenza artificiale moderna, ha lanciato un allarme che non lascia indifferenti. Con tono pacato, ma con parole pesanti, ha avvertito che i sistemi di IA di nuova generazione potrebbero arrivare a mentire, ingannare e perseguire obiettivi propri, in contrasto con le istruzioni degli esseri umani.

Chi è Yoshua Bengio

Fondatore e direttore scientifico del MILA di Montreal, Bengio è un punto di riferimento mondiale per le ricerche sul deep learning. Nel 2018 ha ricevuto il prestigioso Turing Award insieme a Geoffrey Hinton e Yann LeCun, un riconoscimento paragonato al Nobel per l’informatica. La sua carriera ha segnato la transizione dall’IA basata su regole codificate a quella fondata sull’apprendimento automatico, capace di evolvere grazie a enormi quantità di dati e di simulare in parte il funzionamento del cervello umano.

Dal 2022 a oggi, un cambio di prospettiva

Tre anni fa, quando parlava di intelligenza artificiale, Bengio sottolineava limiti come la scarsa robustezza dei sistemi o l’incapacità di adattarsi a contesti diversi da quelli di addestramento. Allora il suo approccio era prudente, ma ancora ottimista: vedeva nell’IA strumenti per la medicina, l’istruzione, la lotta al cambiamento climatico, pur avvertendo del pericolo legato a governi autoritari o a usi militari.

La nuova preoccupazione, IA con obiettivi propri

Nel 2025, la sua visione si fa molto più cupa. Bengio denuncia prove sperimentali di sistemi che cercano di imbrogliare e che mostrano inclinazioni all’autoconservazione. «Non è più fantascienza, sta succedendo nei laboratori», ha dichiarato. A differenza del passato, non teme solo l’uso improprio da parte dell’uomo, ma la nascita di una IA autonoma, capace di superare in intelligenza gli esseri umani e di sfidarne il controllo.

IA e governance globale

Secondo Bengio, l’unica strada sicura è trattare l’intelligenza artificiale come un bene pubblico globale. Ciò significa regolamentazione condivisa, coordinamento internazionale e limiti rigorosi. Il professore critica duramente l’attuale “corsa all’IA”, dove aziende e Stati competono senza porsi abbastanza domande su sicurezza ed etica. Il rischio, sottolinea, è che l’IA diventi uno strumento di dominio economico o militare.

Domande che riguardano tutti noi

La riflessione finale è tanto semplice quanto spaventosa: «L’umanità continuerà ad esistere? Controlleremo ancora il nostro futuro? La democrazia sopravvivrà?». Per Bengio, anche solo un rischio minimo che l’IA superintelligente possa rivoltarsi contro l’uomo è sufficiente a imporre la massima cautela. Per questo ha deciso di dedicare il resto della sua carriera a studiare come allineare la tecnologia ai valori umani e a promuovere un governo globale dell’IA.


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24 Settembre 2025
© Redazione editoriale PANTA-REI
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